Sant’Antonio Abate

“Quando il visitatore entra nella chiesa di Sant’Antonio Abate, con semplice pianta ad aula e tre altari, nota subito l’ardita struttura del bellissimo soffitto costituito da vele, costoloni e chiavi di volta, tanto importante e prezioso che, proprio per questo aspetto costruttivo, ci troviamo di fronte ad uno degli interni più caratteristici di Ferrara dal punto di vista architettonico. Costituiscono a sottolineare l’originalità dell’ambiente sacro sia gli arredi in stile neogotico, sia le pregevoli opere dei secoli XVI- XIX che si possono ancora ammirare.” (F. Scafuri (storico del Servizio Beni Monumentali del Comune di Ferrara), dal quotidiano Il Resto del Carlino, rubrica “Ferrara nascosta”, domenica 07 dicembre 2008)

Non è certa la data di edificazione della chiesa di sant’Antonio abate, denominata “sant’Antonio Vecchio” per distinguerla da quella di sant’Antonio in Polesine; ciò che ad oggi appare chiaro è che la chiesa risultava in uso nel 1410, tenuta dai frati dell’Ordine Ospedaliero degli Antoniti dell’antica diocesi di Vienne (Francia), i quali godevano di protezione e privilegi da parte del Marchese Niccolò d’Este e vi officiavano già come Priorato, fino ai primi decenni del XVI secolo. 

Il Guarini (Compendio historico dell’origine, accrescimento e prerogative delle Chiese, e Luoghi Pij, e Diocesi di Ferrara, Ferrara 1621. G. A. Scalabrini, Memorie istoriche delle Chiese di Ferrara e de’suoi Borghi, Ferrara, 1773) rende noto che la Chiesa di sant’Antonio nell’anno 1584 venne «restaurata e modernata», e di questi lavori si trova conferma in una delle lapidi installate all’interno dell’aula, ove si legge che l’edificio fu «riedificato e rimodernato da Antonio Giavarini priore della Compagnia di M. Vergine di Loreto qui allora officiante nel MDLXXIV». 

Nel ‘600 e fino al 1796 (anno di soppressione della chiesa a causa delle leggi napoleoniche) vi ebbe sede la Confraternita della Beata Vergine di Loreto, istituita a Roma nel 1617. Nella pianta del Bolzoni del 1747, la Chiesa è contrassegnata come “S. Antonio Vecchio, confraternita”: «La visione da sud a nord mostra l’edificio nella sua parte absidale che risulta di maggior altezza rispetto alla navata ed è ben visibile il campanile» 

L’edificio di culto fu sede in seguito, fino al 1806, della Congregazione degli Artisti, trasferitasi successivamente nella chiesa di sant’Agnese in Ferrara. Nel volume (manoscritto e illustrato, conservato presso l’archivio dei Musei Civici di Arte antica di Ferrara) del 1826 di Antonio Sandri, “Breve dichiarazione istorica dell’origine delle chiese di Ferrara, altri luoghi della provincia; descritta da Antonio Sandri, Ferrarese l’anno 1826, Regnando Papa Leone XII” viene riportato, oltre ad una breve descrizione storica delle vicende del manufatto, un interessante disegno raffigurante il prospetto principale della chiesa di sant’Antonio abate, con le finestre rettangolari ed il timpano triangolare posto sulla porta d’ingresso.

Nel 1818 la chiesa di sant’Antonio abate venne concessa in perpetuo alla Confraternita di San Nicola da Tolentino, che la fece restaurare dal 1864 al 1866: di tali opere ci parlano diversi studiosi, dal Cittadella al Medri, fino alla dott.ssa Letizia Lodi. 

I lavori eseguiti sia all’interno che all’esterno fanno pensare ad un vero e proprio rifacimento dell’edificio: lasciando integra la porzione del presbiterio e dell’abside, il corpo della chiesa venne innalzato di quasi due metri e mezzo, e si provvide alla ricostruzione del campanile, come si apprende da un documento non datato ma successivo al 1866, nell’archivio parrocchiale di S. Gregorio. 

Per quanto riguarda la facciata, realizzata su progetto del Tosi-Foschini, lo stesso architetto indica la strada seguita, ovvero quella di riproporre elementi ornamentali di foggia “legata e coordinata sullo stile gotico”: le decorazioni in cotto delle finestre, del rosone, degli archetti di coronamento e dei pinnacoli si rifanno pertanto alle decorazioni appartenenti all’antica chiesa. 

Cambiò quindi profondamente l’immagine della facciata, nonché l’aspetto del fianco su via Cavedone; secondo i documenti conservati presso l’Archivio Storico Comunale, anche quest’ultimo prospetto assume l’odierna configurazione attorno al 1865.
Solo l’abside, risalente al XV secolo, non fu interessata dalle opere intraprese dall’architetto Tosi- Foschini. 

Al termine dei lavori (1866) la chiesa fu riaperta al culto con una cerimonia solenne.
La traccia storica successiva risale ad una notizia del 1966 in cui si riporta la caduta di alcune formelle in cotto della facciata, seguita dalla decisione del parroco di far rimuovere tutte le decorazioni dalla facciata.
Nel 19835 le decorazioni delle tre arcate risultavano pertanto perdute e frammenti di pinnacoli erano staccati e fortemente deteriorati. L’intervento dell’architetto Andrea Malacarne, direttore dei lavori eseguiti dai giovani del «Corso di formazione professionale ai mestieri artigiani per la conservazione ed il recupero del patrimonio architettonico» organizzato da E.C.I.P.A.R.- C.N.A. di Ferrara, è consistito nel consolidamento delle parti deteriorate, mentre “per le formelle in mancanti si è evitata ogni sostituzione o integrazione e, nelle parti lacunose, è stato eseguito un fondo con stuccatura neutra a base di calce, sabbia, polvere di cotto. Infine l’intero paramento murario di facciata è stato oggetto di stuccature a calce, ove necessario, a riprese a “cuci-scuci”.
Nel 2001 venne restaurata a cura della Ferrarie Decus e della “Fondazione Magnoni Trotti” l’edicola posta all’angolo tra via Cavedone e via Saraceno, che contiene il Crocifisso dipinto da Francesco Robbio (1694), venerato nei secoli soprattutto in occasione delle epidemie, come si evince anche dalle iscrizioni sul muro. 

Cronologia essenziale 

1410 – la chiesa è in uso dei frati dell’Ordine Ospedaliero degli Antoniti dell’antica diocesi di Vienne (Francia) 

1584 – “venne questa chiesa ristaurata nel e modernata da Antonio Giovanni Bolognese Priore di essa, levandone un gran poggiovolo che della detta chiesa attraversava, ed altro sì come dopo per opera di Francesco Berri”. (rif.to che appare solo nel testo di Antonio Sandri) 

1617 – “In questa chiesa antichissima fu poi posta la Compagnia della B. V. di Loreto instituita in S. Pietro l’anno: questa Confraternita negli anni passati a fatto ristorare la soffitta con decenza”. (Antonio Sandri). 

1806 – “è stata soppressa la sua chiesa e chiusa ad ordine del Governo Italiano … La congregazione dei Giovani artisti che in detta chiesa stabilita passorono nella Chiesa di S. Agnese…” (Antonio Sandri) 

1818 – “Nel dì 18 settembre 1818, sotto il pontificato di Papa Pio Settimo ed il Legato Tommaso Arezzo ed il Arcivescovo P.P. Fava fu riaperta con solenne festa questa chiesa. La domenica dopo fu proccessionalmente trasportata, in questa chiesa, la statua di San Nciola da Tolentino che era chiesa S. Andrea da dopo che fu soppressa la chiesa di San Nicola. In questa epoca, avendo ottenuto la soppressa Confraternita di San Nicola di ritornarsi vestirsi in capa, come per lo passato”. (Antonio Sandri) 

1864_1866 – la chiesa venne praticamente rifatta in quasi tutte le sue parti (Melchiorri, Righini ed altri). “Divenuta cadente fu riedificata nel 1864 nello stile del Trecento tanto nell’interno che nel prospetto”. (Melchiorri). 

1982 – opere di restauro della facciata e dei suoi cotti 

1988 – opere di manutenzione al cornicione del prospetto laterale, intervento reso necessario dal distacco e dalla caduta di alcuni elementi di cotto. 

1997 – restauro di parte della copertura absidale, con ricostruzione della porzione del manto di copertura rimasta con travetti in legno e tavelle di cotto analoghi a quelli esistenti, e coppi di recupero. 

2004 – intervento di rifacimento della copertura del campanile, con recupero di tutti gli elementi lignei e murari riutilizzabili; risanamento delle strutture portanti della cella campanaria (soprattutto degli ultimi corsi di mattoni) con inserimento di catene perimetrali; rifacimento del tavolato e del manto di copertura della cella campanaria. 

RELAZIONE STORICA A CURA DEGLI ARCHITETTI: arch. Giuseppe Camillo SANTANGELO, arch.Sonia BOTTONI, arch. Davide BRUGNATTI e arch. Anna Maria MONTELEONE 

FOTOGRAFIE D’ARCHIVIO

SITUAZIONE POST-SISMA 2012